venerdì 2 marzo 2012

Che dura...


...diventare grandi. Dopo svariati mesi (mettere in vendita a ottobre non è stata così una buona idea come pensavo) finalmente, o per sfortuna, ce l'ho fatta. Gianni a breve andrà in altre mani.
La cosa si è conclusa così, in fretta, dopo due prove due. Del resto bastava vederlo per innamorarsene e decidere per l'acquisto. Tutti i potenziali compratori che si erano fatti sentire precedentemente hanno sbagliato proprio questo, non sono mai venuti a vederlo.
A me è bastato accenderlo per capire quanto mi è mancato durante l'inverno e quanto mi mancherà. Anche se in efetti la marmitta LeoVince ha dato il suo buon contributo.
Anche Dario, nome di fantasia, si è convinto subito, tanto che mi ha schiaffato subto fuori un bell'acconto in contanti. Dopo un vano tentativo di trattare il prezzo (ho capito che stava bleffando guardando il sorriso che partiva dalla sua faccia e arrivava fino al sedere) ho ottenuto il prezzo che volevo, senza scendere di un euro (fatta eccezione per il bollo, pagato l'altro ieri).
Magra consolazione per una vendita che razionalmente era prevedibile egiustificatissima ma emotivamente mi ha creato molti più scompensi di quanto pensassi.
Alla fine la moto era veramente l'unica cosa di totalmente mia, senza compromessi. Mia.
Questa scelta, dolorosa ma inevitabile, sarà una bella cicatrice che mi porterò per un po' di tempo.
Qualcuno non capirà, qualcuno tenterà di capire, qualcuno non capirà e ci scherzerà pure sopra, ma nessuno, tranne chi ci è già passato, potrà veramente comprendere cosa significhi vendere una moto. La prima moto.
Per fortuna che c'è mio figlio, sempre pronto a ricordarmi, da quando gli ho detto che vendo la moto, che quando lui e sua sorella saranno più grandi papà si comprerà una bmw. Gialla.

4 commenti:

  1. Hai detto bene: "la mia prima moto". Tanto sognata, già ora di darla via. Non tutti capiscono quanto profonda può essere questa cosa, non c'entra nulla con l'essere patiti di moto, tamarri o altro.
    Ora tocca ai bambini iniziare a desiderare la moto, e a te spetterà il compito di dissuaderli dal mettersi in sella.
    La vita, il ciclo della vita, il ciclo della vita del motociclo.
    Un saluto al Gianni.
    Un abbraccio a Lisa e ai pupi.
    GL

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anni passati in un baleno...quasi tutto vero quello che scrivi GL (Luca?)...solo una cosa credo non succederà. Non rimarrò senza due ruote, o perlomeno lo spero... Ho pochi esempi prima di me, ma tutti quelli (tranne uno) che hanno venduto per le mie stesse motivazioni dopo alcuni anni (chi più chi meno) hanno ricomprato una due ruote.
      Magari sarà una vespa, magari sarà un altro kawasassi, ma saranno sempre due ruote. Vediamo cosa succederà.

      Elimina
  2. si, Luca.

    Condivido la tua passione, le tue speranze di tornare in sella...ma permettimi di augurarti di non tornarci mai più...perlomeno in strada....
    .... se invece ti compri un carrello e una moto da cross sarai il miglior papà del mondo!!!!! al max qualche botta!

    ...e assa star la vespa che no la frena gnanca gettando l'ancora!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Quattro ruote spostano il corpo due muovono l'anima

      Elimina