mercoledì 14 dicembre 2011

disappointment

Era da un po' che avevo in mente questo post. Il leit motiv è sempre un po' lo stesso, quello delle aspettative...in un certo qual modo...
Qui però abbiamo una variante, cioè il vero interesse delle cose.
È indubbio che una cosa nuova all'inizio sia trainata sia dal sentimento che la permea sia dal fatto che, banalmente, sia nuova e l'entusiasmo la faccia da padrone perlomeno all'inizio.
E poi?
Qui c'è il nodo. È un po' quello che dico quando un amico mi chiede se insistere o meno con una ragazza (o mi chiedeva visto che adesso son quasi tutti ammogliati, fidanzati o figliati).
Visto che non si risponde mai con un'affermazione, soprattutto quando non si conosce la risposta, quello che dico è: ma a lei ci tieni? Se la risposta è si allora vai, investi tutto te stesso e se non va almeno ci avrai provato. Se invece la risposta è no hai risparmiato del tempo prezioso per cercare l'amore altrove.
Ecco. Quando subentra la routine tutto sta in questo: voglio davvero stare in questo posto? Mi trovo bene con questi colleghi/amici/parenti? Si? Allora spacca! No? Meglio che qualcosa cambi allora...
Ammetto che rendersi conto di questo può avvenire in molti modi, da quello brutale, veloce e molto sofferto a quello indolore ma lentissimo.
Nel secondo caso poi è difficile uscirne, soprattutto per questioni di lavoro/affetto che spesso sono molto più intricate di un logico e razionalissimo "non sto bene vado via".
Certo, tutto si può fare, come mi era successo per un vecchio lavoro, e andare in 4e4=8 fuori dai maroni senza un lavoro di supporto ma volete mettere?
Stare in un posto dove non ti senti a tuo agio e perdere mesi della propria vita? Ma scherziamo? Via. Subito.
Ma per un lavoro è anche più facile, a mio avviso. Quando si tratta di persone è molto difficile soprattutto perchè non tutti sono critici nei propri confronti e alcuni difficilmente mettono in dubbio modalità e comportamenti che attuano, soprattutto se sono comportamenti meccanici e inconsci.
Vai a spiegare tu che dicendo questa o quell'altra cosa ferisce questa o quest'altra persona a uno che non se ne rende nemmeno conto!
Quindi altro nodo. Te lo dico e mi mandi a cagare perchè non capisci? O non te lo dico e vado via? Oppure non te lo dico e rimango ma non sono a mio agio? Chiaro che ci sarebbe la quarta, corretta, soluzione: sto e con calma te lo faccio capire senza star male, ma come sempre tutto questo è molto difficile.
Soprattutto quando si vanno a toccare meccanismi dentro di noi che sono in atto da 30 e passa anni. Agire diversamente è sempre problematico nei confronti di quello che è il nostro essere.
Nella soluzione corretta c'è anche l'accettazione di quello che sono gli altri e prenderli per quello che sono, senza tentare di far capire o spiegare o chissà che, nella buona e nella cattiva sorte, un po' come il matrimonio.
Ma qui ritorna il nodo. Non posso dilapidare tempo ed energie per capire il mondo, che già ne ho del mio, quindi per forza di cose (l'energia disponibile è quella che è) faccio selezione.
Poi se anche la pratica me lo fa capire...se sono sempre io a cercare una persona che poi quando ci sto assieme non mi mette a mio agio chi me lo fa fare di continuare? E se sono sempre io che insisto per ritrovarci e stare assieme e mi sbatto chi me lo fa fare? Dopo un po' mollo la presa e sposto il tiro non necessariamente agli antipodi ma semplicemente verso una direzione dove le cose scorrono facilmente senza difficoltà.
È anche un discorso logico, visto dal punto di vista dell'altro: non ho molto di cui parlare con te quindi ti chiamo solo se ho bisogno o se mi sento in colpa perchè è passato troppo tempo o solo perchè oggi si e per due settimane no. Quindi perchè dovrei forzare le cose io e tentare di cavare il sangue dalle rape (ah, i saggi)? Probabilmente era un percorso obbligato e in questo non c'è nulla di male. Esserne consapevoli è già metà dell'opera e sicuramente aiutare ad accettare i pregi e i difetti miei e del mondo. Forse la cosa che più mi infastidisce, altrimenti non credo mi starei sfogando nel mio blog, è un po' la non capacità generale (capita spesso anche a me) di vedere il mondo con gli occhi degli altri. Del dare per scontato. Dell'aspettarsi che gli altri si comportino come faresti tu. Del parlare parlare e poi non fare, del parlar bene e razzolare male, dell'ipocrisia che si accentua sotto natale, di tante altre piccole cose che fanno la differenza.
Esempione: amico 1, puoi non vederti per mesi e poi è come aver lasciato il discorso la sera prima. Altro amico, puoi vederti anche tutte le sere ma c'è sempre un nonsoche di non detto, che aleggia, che non vi fa sentire bene...Vi è mai capitato?

1 commento:

  1. L'importante è capire, in questa vita fatta di mille impegni e doveri, chi ci fa star bene e tiene veramente a noi.
    Spesso basta smettere di guardare lontano per accorgersi di chi è sempre stato accanto a noi, sincero nel suo affetto.
    Di amici veri, di gemelli d'animo, ne bastano veramente pochi, giusto quelli che si riescono a infilare nei tempi ristretti della nostra vita frenetica. Tschüss Carlitos!

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