giovedì 16 aprile 2009

Il saluto del motociclista


Chi guida una Punto non saluta mai. Chi guida una Panda non saluta mai. Si incrociano due conducenti di BMW? Un piccolo cenno, forse un'alzata di sopracciglia. Più espansivi i conducenti delle carrette d’epoca: 2CV, Maggiolini, 500 (quella vera). Si vedono anche TIR con una manina di plastica attaccata al parabrezza con una ventosa, dondolante di qua e di là. Comunque: chi sente di far parte di una elite, saluta i confratelli.

La più elevata cultura del saluto, però, si è sviluppata tra i motociclisti. Le origini di ciò affondano le radici in un passato remotissimo, in un’epoca in cui i motociclisti erano rarissimi, le strade poco e male asfaltate. Addirittura i distributori, vere oasi dell’era moderna, non esistevano affatto. Solo tipi veramente tosti potevano affrontare un viaggio a quei tempi ed ecco che, incontrandosi e riconoscendosi adepti della stessa fede, ci si mostrava la mano aperta, ad indicare che non si brandivano armi, che l’incontro era con un confratello. Da qui il Saluto del Motociclista, orgoglioso e reciproco obbligo di cortesia e di fratellanza.

Il saluto segnala che si rileva con piacere l'approssimarsi di un amico, proveniente in senso opposto. Per salutare si solleva la mano sinistra, al massimo, fino al livello della spalla, estendendo almeno due dita della mano stessa. Salutare con la destra non si fa: quella è deputata a tenere l’acceleratore. In caso di necessità (ad esempio, se si sta usando la frizione) è consentito ricambiare con un visibile cenno del capo, nel piano verticale.

Il saluto è riconosciuto e ricambiato praticamente in tutto il Mondo, ma con varianti. È comune sentir raccontare il senso di irritazione e delusione che soffrono i motociclisti di madrelingua germanica, valicando le Alpi: “A sud di Salorno, tutti maleducati e snob!”. Spiegazione: il Saluto all'Italiana! cioè un lieve sollevamento dell’indice sinistro, irrilevabile da un occhio non abituato, mentre la mano continua a trafficare con le manopole e lo sguardo è ostinatamente rivolto lontano, in avanti. Questo è quindi solo un malinteso che, peraltro, ha generato la favola dell'arroganza e scortesia dei motociclisti italiani: è invece una buona occasione per apprendere usi e costumi stranieri... ma è anche vero che in area germanofona (e soprattutto nella Confederazione) il minimale Saluto all'Italiana è praticato solo da affetti da inguaribile snobismo (vedi sopra…).

Varianti mediterranee sono il saluto alla Greca, sollevando il solo gomito, e quello alla Spagnola, simile ad un ampio gesto di benedizione. In Francia, è nato l’uso di salutare il sorpassato estendendo la gamba destra, il che consente anche di non distogliersi dalla manipolazione di gas, freno, frizione e passeggera. Francesi e Spagnoli usano anche il lampeggio con l'abbagliante (“lamps”). Se siamo in Italia, frenetici lampeggi segnalano invece appostamenti di Confratelli con Divisa e Paletta…

Per i più abili (e praticabile solo da iniziati) c’è il cosiddetto “Klok”, visibile in tutta l’Europa orientale e nei paesi lingua tedesca (dove si chiama Abklatschen): il braccio sinistro viene esteso orizzontalmente, perpendicolarmente al senso di marcia mentre l'altro motociclista fa lo stesso, fino a che le due mani guantate si scontrano col caratteristico rumore: “Klok!”. Ovviamente, va usato solo da chi ne padroneggia la tecnica: errate valutazioni di velocità e distanza reciproche, o un'eccessiva lentezza nel ritirare la mano, possono portare a conseguenze catastrofiche. In Gran Bretagna non si usa, per l’ovvia difficoltà di “klokkare” con la mano che deve impugnare la manopola del gas. Tra le brume britanniche, qualcuno sta adottando l’uso francese del saluto col piede.

È scorretto agitare il braccio teso su e giù: ciò non rappresenta un saluto cordiale e segnala piuttosto olio sulla carreggiata, ghiaia, erba, letame, etc.

Per motivi di tecnica di guida, è problematico salutare chi si sta sorpassando. La mano sinistra non è visibile dal sorpassato e far spuntare una mano da sotto l'ascella destra può essere facilmente frainteso dagli altri utenti della strada, che immagineranno piuttosto un attacco di vespe, o si convinceranno che il motociclista è preda di crampi. Meglio adottare il saluto podalico.

L’obbligo di Saluto è rigidamente regolato, tanto da causare inquietudini nel neofita, circondato da prescrizioni di ogni tipo. La più nota e diffusa, la Regola Numero Uno, recita: mai, mai MAI salutare chi è alla guida di Qualcosa Che Non È Una Moto, intendendo con ciò Motorini, Cinquantini, Schizzetti, Pernacchiette, cioè, tutto ciò che è sotto i 125 cc di cilindrata; inoltre, gli “spùter” (scooter, cioè) di qualsiasi cubatura ed i “veicoli aventi più di una traccia al suolo” (esoterica definizione dei motocarri data dal Codice della Strada – ma è ammesso salutare i Sidecar). Come e se adeguarsi ai Segni dei Tempi, ad esempio alzando il limite minimo della cilindrata degna di saluto, è attualmente oggetto di accesa discussione.

In ogni caso, chi salutasse, incontrando esponenti di queste categorie, perderà la faccia e dimostrerà anche scarsissima autostima. E poiché se visti dal davanti (specie per il neofita), tutti i mezzi si assomigliano, questo divieto rischia di causare qualche perplessità. Ed è un serio problema l'estetica dei moderni Maxiscooter che, se visti dal davanti, possono ingannare anche un occhio esperto e l'errore si rivela tale solo ad incrocio avvenuto.

Ecco il dilemma, quasi insolubile: infrangere la Regola Numero Uno è un rischio da evitare ad ogni costo, non salutare chi ne ha diritto dà subito la patente di Arrogante ed Antisociale, salutare chi non lo merita è una dichiarazione di tontaggine e suicida inesperienza. Cercare di evitare ed anticipare problemi, concentrandosi sul censimento del traffico che viene incontro, porta con sé il rischio di non vedere la prossima curva e fare presto conoscenza con platani e guardrail (che nemmeno loro, tra l'altro, salutano). Non s’intravede alcuna soluzione nel breve periodo, anche perché Governo ed Industria Aerospaziale rifiutano di diffondere tra i Motociclisti quei sistemi detti “Friend-or-Foe” (Amico o nemico) di identificazione elettronica in uso nel traffico aereo, che pure è molto meno intenso, del resto.

È ammessa un'eccezione incontrando le Moto d'Epoca. Le moto d'epoca, specie se di marche sconosciute ai “bagnarolari” (o “inscatolati”, cioè quelli con quattro ruote) sono omaggiate con ammirazione e rispetto, indipendentemente dalla cubatura. Le Oldtimer sono frequentemente montate da centauri attempati ed appropriatamente bardati, i cosiddetti (ma con affetto) “Ferrivecchi”, appellativo attribuito sia ai conduttori che alle cavalcature: a costoro si deve rispetto. Incrociando un Ferrovecchio è meglio aspettare che sia lui a salutare e ricambiare il saluto con riconoscente commozione. Molti Ferrivecchi, tra aprile e ottobre, non salutano, poiché, spesso sono anche degli “Ognitempo”.

Questa degli Ognitempo è una categoria dello spirito, uno stile di vita: la qualifica è data dalla costanza nell’uso della moto, ignorando ed anzi sfidando stagioni ed elementi. Questi sono Uomini Veri che disapprovano le mollezze della vita comoda in nome della Superiore Passione ed hanno come unica debolezza l’ostentare disprezzo verso gli altri, le “Pappemolli”. Gli Ognitempo salutano solo altri Ognitempo, gli altri vengono platealmente ignorati. Se si incontrano due Ognitempo, la gioia è grande; ci si ferma, ci si abbraccia, si costruisce un igloo, o quanto meno, si accende un fuoco di bivacco per consumare un paio di birre e un paio d'ore in amichevole colloquio.

Le Pappemolli si ritrovano in aprile davanti alle assicurazioni per i rinnovi ed alle officine, dove tentare di rimettere in strada le moto conservate in naftalina per l'inverno. Gli Ognitempo passano sprezzanti, consci di essere minoranza e, passato aprile, non salutano più nessuno: un Ognitempo non rischia di salutare un Pappamolle.

Per conseguenza, visto che è così complicato, il principiante non dovrebbe mai aver fretta di salutare chicchessia di propria iniziativa.

Del tutto sregolato è il saluto autostradale. Nessuno è in grado di stabilire se un saluto sarà correttamente ricevuto o ricambiato attraverso sei corsie ed uno spartitraffico. Foriero di problemi tecnici sarebbe anche salutare colui che si sta sorpassando: il saluto classico, con la sinistra, non può essere visto dal sorpassato se non è uno sbracciamento plateale, problematico in autostrada, mentre salutare con la destra, comportando l'abbandono della manopola del gas, potrebbe avere esiti fatali durante un sorpasso. Dunque ? Nessuna risposta, per ora ma, alla fine, il saluto in autostrada è cosa recente come le autostrade stesse e non ha ancora tradizioni cui appoggiarsi.

È anche ammesso non salutare: quando si incontrano Agenti Motociclisti, che non gradiscono che si tenga il manubrio con una sola mano, neppure per un solo istante, o quando si passa accanto a chi è stato fermato dalle guardie stesse.

Si ritiene conveniente regolarsi allo stesso modo sugli itinerari intensamente frequentati nei fine settimana, dove il traffico motociclistico è così intenso che, alla fine, si saluta assai poco, anche perché sarebbe oltremodo disagevole dover coprire, in media, un centinaio di km guidando come degli amputati.

Inoltre, è meglio non salutare i Supersportivi, per non distrarli con un banale saluto, mentre sono ginocchio a terra, intenti a compiere i loro atti di devozione verso la Dea Piega. Basta osservare le reazioni di uno qualsiasi degli adepti della setta: convinto com’è di essere in Pista, penserà che il gesto di un altro motociclista proveniente in senso opposto non possa avere altro significato che avvertirlo del fatto che sta girando contromano, magari avendo smarrito l'orientamento dopo l'ultima caduta. Quindi si fermerà, per invertire il senso di marcia; incontrando poi un nuovo motociclista che lo saluta, penserà che ORA sta andando contromano; allora si rifermerà e ripartirà in senso inverso. Così percorrerà avanti e indietro lo stesso tratto di strada, finché avrà ancora un po’ di benzina o fino a quando, sopraggiunta l'oscurità, non più distratto da saluti che, al buio, non vede, prenderà la via di casa… sempre se, dopo l'ultima virata, si sia casualmente orientato nella direzione giusta. L'aumento dei romani immigrati in Emilia-Romagna non deve essere estraneo a questo fatto.

Non si usa salutare i piloti di BMW. Costoro sono notori ed arroganti Snob, che non salutano e non ricambiano. Leggenda vuole che (comunque esclusivamente tra loro) essi si scambino iniziatici inarcamenti di sopracciglia, senza peraltro sollevare la visiera dell'Apribile.

Per spirito di carità, poi, non si dovrebbe mai salutare il guidatore che incontriamo semisdraiato su di un chopper HD. Poiché questi non ha a disposizione il contagiri, si troverà del tutto impreparato a valutare se si trova al di sotto del regime critico e decidere quindi se possa interrompere le funzioni di silent-block svolte dalle proprie braccia e salutare. Infatti, ricambiando d’istinto il gesto di saluto mentre il motore è ad alto regime, rischierà di perdere la metà sinistra del manubrio, fratturato per fatica del metallo, sottoposto a treni di vibrazioni, tipo lavatrice in centrifuga. Difficilmente si sarà portato in viaggio un manubrio di ricambio, oggetto difficile da conservare sotto la sella, e quindi dovrà fermarsi ovunque si trova. Questo è il vero motivo che fa vedere tante HD in sosta lungo le strade. Tra l'altro, chi passa, se non si riconosce la vera natura dell’accaduto, si lascerà andare a maligne elucubrazioni sulla causa di quelle soste, alimentando la leggenda dell'eccessivo consumo di birra da parte dei Biker.

Per finire, un invito: non esageriamo e conserviamo una salda impugnatura del manubrio. La moto non è un'auto che, condotta con una sola mano prosegue correttamente; il motociclista che insista in questa tecnica, prima o dopo andrà a baciare l'asfalto, specie nel traffico, o in piena piega, o nel corso di una “tirata”. Se anche fosse indice di alta tecnica di guida, il saluto in queste condizioni rischia di diventare il suo oscuro fratello maggiore: il cosiddetto Estremo Saluto.

Fonte [http://www.motoclub-tingavert.it/]

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